Stranieri non più così indispensabili per la piccola impresa
Stranieri non più così indispensabili per la piccola impresa
Gli immigrati sono impiegati per svolgere mansioni meno qualificate,
ma per la crisi il loro lavoro potrebbe iniziare ad essere svolto anche dagli italiani
Nel primo semestre 2013 l’occupazione straniera nelle piccole e medie imprese registra un calo dello 0,6%, più contenuto rispetto al -1,1% del totale degli occupati. La principale ragione che spinge ad assumere addetti stranieri rimane ancora la loro disponibilità a svolgere mansioni meno qualificate, anche se gli imprenditori dichiarano di non riscontrare particolari difficoltà se gli immigrati, per ipotesi, decidessero di lasciare l’Italia, dal momento che troverebbero tra gli italiani manodopera disponibile a svolgere tali lavori. Attualmente il 70,9% degli addetti stranieri ha un contratto a tempo indeterminato, ma per le future assunzioni questa forma è prevista solo per il 28,6% dei casi. Gli addetti stranieri provengono principalmente da Paesi europei, per il 21,1% membri UE e per il 39,4% extra-UE. Nonostante la crisi, il 94% degli imprenditori ritiene che i propri dipendenti stranieri non abbiano intenzione di lasciare l’Italia.
Questi sono i principali risultati emersi da un’ indagine condotta dalla Fondazione Leone Moressa su un panel di oltre 1000 aziende italiane con meno di 20 addetti, che analizza le caratteristiche del mercato del lavoro straniero, evidenziandone le trasformazioni congiunturali in corso.
Andamento occupazionale per settore e per macroarea. Continua a diminuire l’occupazione straniera nell’ordine del -0,6%, ad eccezione del Nord-Ovest. A livello settoriale, quello dell’edilizia mostra le maggiori perdite (-1,5%) mentre i servizi alla persona è l’unico comparto in cui l’occupazione straniera è aumentata (+0,5%). Le previsioni per la fine del 2013 mostrano un generalizzato ridimensionamento del calo occupazionale, che si attesterà sul -0,1% sia in generale, sia per quanto riguarda gli addetti stranieri.
Struttura occupazionale. Oltre il 43% degli stranieri occupati nelle piccole imprese lavora nel settore della produzione, mentre quasi un terzo (29,1%) nell’edilizia. Quest’ultimo è anche il settore con la maggiore incidenza dei lavoratori stranieri sul totale della forza lavoro (16,7%). Il numero medio dei lavoratori stranieri nelle imprese di piccole e medie dimensioni è di 1,5 addetti. La componente femminile tra gli addetti stranieri si attesta attorno al 18,3%.
Incontro domanda/offerta di lavoro. In quasi la metà dei casi (47,1%) il lavoratore straniero viene reclutato attraverso il contatto diretto, specie per compensare la ancora scarsa disponibilità dei lavoratori italiani ad effettuare mansioni meno qualificate. Oltre il 90% degli imprenditori richiede la conoscenza della lingua italiana.
Valutazione dell’operato dei lavoratori stranieri rispetto agli italiani. La maggioranza degli imprenditori intervistati giudica il lavoro degli stranieri equivalente (38,1%) rispetto a quello svolto dagli italiani. Nonostante la crisi, il 94,0% degli imprenditori non ritiene che gli addetti stranieri abbiano il desiderio di lasciare l’Italia. Ma proprio a casa della crisi che gli imprenditori affermano di non avvertire problemi per la propria attività se gli stranieri decidessero di abbandonare il proprio lavoro nel nostro Paese, dal momento che con molta probabilità troverebbero manodopera disponibile tra le fila degli italiani disoccupati.
“La crisi che ha coinvolto il sistema della piccola impresa in Italia” osserva la Fondazione Leone Moressa “ha colpito e continuerà ancora a colpire la manodopera straniera, sebbene gli immigrati, soprattutto in alcuni settori, ricoprano mansioni dalla bassa qualifica. Proprio per il tipo di inquadramento contrattuale a tempo indeterminato con cui gli stranieri sono assunti, la piccola impresa può rappresentare un’opportunità di integrazione per il lavoratore immigrato. Gli imprenditori valutano positivamente il lavoro degli stranieri, anche per la loro professionalità e flessibilità, e non percepiscono in loro la volontà di lasciare l’Italia. Tuttavia, non è da escludere che la crisi possa riportare lavoratori italiani verso quei lavori – poco qualificati – da cui si erano allontanati”.
Fondazione Leone Moressa
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