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Il gene italiano della lunga vita

Il gene italiano della lunga vita

Lo troviamo soprattutto in Sardegna con il più alto numero di centenari non solo in Europa ma nel mondo. Il motivo non è solo genetico ma entra in gioco anche l’alimentazione
La vita si sta allungando per tutti e per taluni fortunati superare lo scoglio dei cento anni non sarà più un’utopia. «E’ merito dei geni buoni – dice la professoressa Daniela Mari, primario di geriatria al Policlinico di Milano – che intervengono per un 30%, se li trattiamo bene. Il resto lo fa l’attività fisica e un’alimentazione sana e bilanciata. Il nostro punto di riferimento è la Sardegna, la Regione con il più alto numero di centenari di tutta Europa e del mondo, grazie ai geni, alla vita all’aria aperta, all’alimentazione, tutta a chilometro zero, fatta di frutta, formaggio e vino».
FAMIGLIA DA GUINNES – Non poteva, quindi, che tenersi in Italia il convegno scientifico sull’invecchiamento promosso dalla Fondazione Veronesi con la Fondazione Cini e Silvio Tronchetti Provera perché il modello italiano fa da traino agli studi sulla longevità che si stanno compiendo in Europa e in tutto il globo. E’ di una famiglia di Perdasdefogu, in Sardegna, il Guinnes World Record per il nucleo più longevo al mondo. Il primato, già attribuito l’anno scorso alla stessa famiglia, composta da 9 tra fratelli e sorelle, raggiunge gli 828 anni, con due componenti di 100 e 106 anni.
GLI STUDI – Oltre alla genetica, anche l’alimentazione concorre alla longevità. La dieta nella Sardegna rurale si basa su formaggi, verdura dell’orto, frutta degli alberi dietro casa e vino. Di recente, uno studio dell’università di Sassari ha dimostrato che quei prodotti hanno un valore nutrizionale migliore degli analoghi venduti nella grande distribuzione. Una task force è impegnata per carpire il segreto dei centenari sardi, con il progetto AKeA, coordinato dal professor Luca Deiana, biologo molecolare dell’università di Sassari.
LA GINNASTICA – Ma se la medicina migliore è l’attività fisica, come possono raggiungere i cent’anni le persone ricoverate in case di riposo? «Ginnastica e movimento sono alla base dello star bene – spiega la geriatra -. Per molti anziani, ad esempio, il movimento era dato dalla vita agreste. Sì, è vero, le nostre RSA non sono abilitate a questo tipo di mobilitazione, perché le Regioni non rimborsano l’attività fisica, ma soltanto la riabilitazione. Stiamo spingendo in questa direzione perché l’attività fisica diventi una routine anche nelle case di riposo».
IL BUON CARATTERE – Ma la lunga vita dipende anche dal carattere. Spiega la professoressa Mari: «I centenari non sono, in genere, grandi mangiatori, ma ai pasti il vino non manca. Soprattutto hanno un buon atteggiamento verso se stessi, verso la vita, si amano e amano la vita. Non sono quasi mai stati ammalati. E le medicine vanno date loro con parsimonia, in particolare le benzodiazepine perché il loro metabolismo è rallentato. Per i centenari i disagi maggiori sono a carico dello scheletro, hanno problemi artrosici per il logorio della cartilagine, in compenso spesso hanno un buon aspetto, una cute brillante. Alcuni di loro non hanno mai fatto esami del sangue».
I GENI – Ma i geni valgono per tutte le generazioni? «Certamente – spiega orgogliosa la dottoressa Mari – e ne abbiamo una conferma dalle ricerche. Abbiamo studiano i figli dei centenari, gente che oggi ha 80 anni e figli di anziani deceduti. Nei figli dei centenari abbiamo trovato le stesse caratteristiche immunologiche ed epigenetiche dei loro genitori». Ma la nostra generazione, quella dei secondi Anni Cinquanta, avrà la stessa longevità di chi è nato nella prima metà del secolo? «Difficile affermarlo – conclude la dottoressa Mari – perché non conosciamo ancora gli effetti sulla salute delle condizioni di stress, del lavoro precario, delle nuove tecnologie, delle cento cose fatte in contemporanea. Ma le contraddizioni sono tante in questo campo e i fattori che intervengono nella longevità sono diversi. Per esempio, perché la Lombardia è una regione longeva nonostante le fabbriche? Perché a Milano i più longevi abitano nella zona industriale della Bicocca, vicino alla Pirelli e alla Falk».
Allora, speriamo nei dati definitivi del Progetto AKeA,, acronimo di “A Kent’Annos”, espressione sarda per augurare lunga vita.

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