Diecimila coppie che vanno all’estero per avere un figlio potrebbero farlo anche in Italia
Oggi sono 50 mila le coppie italiane infertili che ricorrono alla fecondazione assistita. E il 20% va all’estero. Ma questi viaggi della speranza per aspiranti genitori sono ormai inutili e pericolosi: in Italia, tranne l’eterologa, si puo’ fare tutto, mentre in altri Paesi segnaliamo una carenza di informazioni, di counseling e talvolta di qualita’, oltre a quella che a volte si puo’ definire come una deregulation totale sulla fecondazione assistita”. Il monito arriva da Ermanno Greco, direttore del Centro di medicina e biologia della riproduzione dell’European Hospital di Roma, a margine del corso di formazione su ‘La diagnosi genetica preimpianto’.
“In Italia abbiamo strutture di eccellenza, oggi le tecniche ci permettono di passare al setaccio non solo tutto il Dna, ma anche di identificare 200-300 malattie genetiche. Recentemente il tribunale di Roma ha dato la possibilita’ a una coppia fertile, ma portatrice di una malattia genetica, di avere accesso alla diagnosi pre-impianto in un ospedale pubblico della Capitale. Ma nella realta’ questo, almeno nel Lazio, ora e’ impossibile. La diagnosi pre-impianto e’ una tecnica estremamente sofisticata, una super-tecnica, che richiede attrezzature e personale prepaparato e che purtroppo vedo al momento poco realizzabile nelle strutture pubbliche attualmente accreditate, almeno nella nostra regione. Crediamo che la via migliore sia quella di convenzionare i centri specializzati”, afferma Greco, che nel suo centro esegue 250-300 diagnosi pre-impianto l’anno e che negli anni e’ diventato ‘papa” di circa 5 mila bebe’ in provetta. “Da noi nascono 400 bimbi l’anno e operiamo dal ’96. Il conto e’ presto fatto”, conclude con un sorriso.
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