Roma Tiburtina: 170 milioni di euro, binari inaccessibili e sale d’attesa fantasma
Di Sofia Riccaboni
La nuova stazione di Roma Tiburtina ha ricevuto elogi e dissensi. Tutti da persone su due gambe e credo con un cervello e una propria capacità di pensare.
Sicuramente nessuno ha chiesto il parere a un disabile, o a una mamma con bambini piccoli, o a una donna anziana che, nonostante l’artrite non ha rinunciato a viaggiare.
Chi ha progettato questa nuova stazione deve essere giovane, in salute e non deve aver in casa alcuna delle situazioni sopra indicate.
Perché nel progettarla non si è accorto che ci sono binari raggiungibili solo con le scale, che la biglietteria è all’aperto, che non ci sono sale di attesa, fatta eccezione per la bellissima sala del freccia rossa, logicamente raggiungibile solo con due rampe di scale.
Ci sono passata ieri, dalla stazione di Roma Tiburtina.
Con la mia nuova e fedelissima sedia a rotelle.
Venendo da Chieti, si arriva sul binario 2 est. Si arriva e si resta lì. Avendo fortuna di un accompagnatore non sempre necessito di richiedere l’assistenza trenitalia, che dovendo essere richiesta almeno 24 ore prima, mi limita nelle scelte di spostarmi.
Ad ogni caso non era la situazione di ieri. Venivo da una vista all’ospedale di Chieti e non avevo idea di quando e se mi avessero rimandato a casa. Non potevo quindi prenotare la suddetta assistenza. Ma una telefonata all’199 ho voluto farla comunque, non si sa mai la fortuna dove guarda. E sono riuscita a far capire alla ragazza, carinissima, che mi ha risposto da Bologna, che il problema per me non era salire sul treno o scendere a Roma, bensì le scale che a Roma Tirburtina mi impedivano dal binario di raggiungere la stazione. Mi dice che mi farà sapere. Dopo qualche minuto mi richiama un voce maschile, dalla sala Blu di Roma Termini per sapere che cosa avessi bisogno. Gli rispiego la storia, ma fatico a fargli capire che non è un capriccio, ma una mancanza delle ferrovie. Se io arrivassi senza avvisare sul binario 2 est potrei si scendere dal treno da sola, ma non potrei mai raggiungere la stazione se non venisse qualcuno ad aprirmi i cancelli e a farmi passare sui binari. Mi risponde che non è una competenza loro ma delle ferrovie. Va bene, dico io, allora quando arrivo chiamo il 112. Mi saluta dicendo faccia come vuole e poco dopo ricevo l’sms della prenotazione per l’assistenza a Roma Tiburtina.
Una volta raggiunta la stazione però non ho potuto che constatare l’assenza di una sala Blu e di una sala di attesa. Pioggia e vento ci hanno fatto compagnia in attesa del treno per Arezzo.
L’odissea della stazione di Arezzo ve la racconto in un altro post. Ora riflettete e ditemi se una stazione nuova costata milioni come quella di Roma Tiburtina può escludere dei passeggeri ai servizi che invece dovrebbero essere per tutti.
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