Terrorismo – Allarme Icsa, nel mirino interessi economici italiani
Il terrorismo jihadista sta orientando verso gli obiettivi economici occidentali gran parte delle sue azioni, cui l’Italia rimane particolarmente esposta”. A lanciare l’allarme e’ il “Rapporto sul terrorismo internazionale di matrice jihadista – Il modello italiano di prevenzione e contrasto” curato e realizzato dalla Fondazione Icsa. Il nostro Paese – spiegano gli autori – “e’ presente con imprese di interesse strategico in gran parte delle aree a rischio, dove gli attacchi alle strutture produttive ed agli stessi connazionali che vi operano rappresentano una minaccia di cui e’ necessario tenere conto”. Il Rapporto trae le mosse da una serie di workshop svoltisi presso la Fondazione, con la presenza di esperti di terrorismo, analisti della difesa e dell’intelligence, analisti di politica estera appartenenti al mondo dell’informazione. L’attenzione dei ricercatori si e’ quindi concentrata sulle zone in cui sono presenti “interessi vitali nazionali, insediamenti e investimenti delle imprese italiane”.
E in quest’ottica, e’ stato elaborato un “Indice Sintetico di Rischio” per le imprese italiane nelle aree di crisi, costruito sulla base di numerose variabili quantitative e qualitative: eventi di security, frequenza, intenzionalita’ e complessita’ di tali eventi, capacita’ dell’attaccante. Con riferimento all’ultimo anno, gli indici di rischio piu’ elevati sono stati individuati in Siria (9,51), Somalia (8,88), Yemen (8,53), Pakistan (8,47), Repubblica Centrafricana (8,45), Congo (8,39) e Sudan (8,18). “Un importante contributo – sottolineano gli autori del Rapporto – e’ stato portato dall’Eni che, operando in decine di Paesi a rischio terrorismo, ha la necessita’ di procedere, ai fini della sicurezza, a delicate valutazioni del livello della minaccia”.
Dal ’93 a oggi i morti causati da attentati con piu’ di 15 vittime, a livello planetario, sono stati 37.486. E’ uno dei dati contenuti nel “Rapporto sul terrorismo internazionale di matrice jihadista – Il modello italiano di prevenzione e contrasto” curato e realizzato dalla Fondazione Icsa, presentato stamane alla Camera dei deputati.
L’analisi disaggregata dei dati per anno mostra che, per questa tipologia di attentati, dopo il picco registrato nel periodo compreso tra l’11 settembre 2006 ed il 10 settembre 2007 (5.570 vittime), nell’ultimo quadriennio si registrano 11.735 vittime (3.122 delle quali solo tra il settembre 2012 e il settembre di quest’anno). Sempre facendo riferimento agli ultimi dodici mesi, i Paesi dove si e’ registrato il maggior numero di vittime sono nell’ordine Iraq (1.481), Pakistan (745, piu’ del doppio dell’anno precedente) e Siria (400): un dato che secondo i ricercatori dell’Icsa “conferma la crescente centralita’ del teatro siriano/irakeno”. Un trend “significativamente decrescente” si evidenzia, invece, nel teatro afgano dove nell’arco degli ultimi tre anni presi in riferimento il numero delle vittime e’ passato da 339 a 132. Sempre in ordine a questa tipologia di attentati (con piu’ di 15 vittime), la Cina ha registrato 47 vittime tra il settembre 2012 e il settembre 2013, “un dato che potrebbe essere collegato al ruolo dei jihadisti uiguri al rientro dalla Siria”.
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