21 dicembre 2012 : la fine del mondo che fa scrivere il mondo
di Sofia Riccaboni (@sofiariccaboni)
Ci riflettevo ieri. In treno. Tornando da una bellissima giornata vicino a Narni. Tra due mesi “sarà la fine del mondo”. O forse no. Di fatto ne scrivono praticamente tutti. Manuali di sopravvivenza (a che serve un manuale di sopravvivenza se il mondo finisce?). Comunque il “famoso” Willard Wells, rinomato scienziato esperto di tecnologia spaziale, che ha scoperto, tra le altre cose l’elettronica quantistica, affermava già oltre un anno fa nel suo manuale che l’essere umano ha il 70% di possibilità di sopravvivere. Quindi non disperiamo.
Resto invece stupita nel leggere un Gramellini (qui ieri su La Stampa) descrivere la fine del mondo come un nuovo inizio e concludere (ahimé) con la battuta su Schettino.
Mi domando quanti stiano veramente guardando cosa sta succedendo e se “la fine del mondo” non sia già arrivata ma non ce ne siamo accorti. Nel nostro Mondo ci sono scosse di terremoto sempre più potenti e in ogni parte. Ma fino a che non sterminano migliaia di persone in massa o non colpiscono una centrale nucleare non fanno notizia. In Italia, in Spagna, in Grecia… ma anche in tanti altri Stati (che non fanno notizia perché lì siamo abituati a vedere queste cose) la gente si da fuoco perché un’azienda chiude e lascia per strada famiglie intere.
Cosa ci aspettiamo quando parliamo di fine del mondo? Ve lo siete chiesto? Non credo, altrimenti non sareste qui a leggere, ma stareste cercando un modo per salvarvi. Sicuramente non vi aspettate catastrofi naturali di entità “bibliche”. Nessuno pensa che possa iniziare a piovere e continuare per 1 mese, non in Italia. E nessuno pensa che il cadenzare dei terremoti (stanotte: nel pollino 2.2, in Islanda 5.5, nel Pacifico 6.6 e ieri: 2.7 alle Eolie, 2,6 e 2,3 Messina, 3.5 nel Pollino, 4.6 nel Maine (USA), 2.6 appennino bolognese, 2 Macerata, 2,8 L’Aquila, 5.9 Isola di Salomone, 2 Livorno, 2.3 Aosta, 6.7 in Indonesia, 5,7 in Cile, 6 in Messico, 6 in Golfo California, 2.1 Arezzo) sta aumentando, di intensità e numero. O forse ce ne stanno dando solo più notizie.
Quando avvenne il terremoto in Giappone molti scrissero subito di quanto la loro salvezza sia stata dovuta ai tanti film che erano stati fatti e proiettati negli anni passati sulle emergenze e come la gente fosse in qualche modo preparata. Dovessimo dare retta a questa idea quanti film abbiamo visto negli ultimi 10 anni che parlano di apocalisse e di fine del mondo? Un elenco immenso. Ma da europei ci diciamo che l’idea della fine del mondo stimola la fantasia di molti registi. Ecco data la spiegazione alla produzione di tanti film sul tema.
Insomma diciamolo. Se anche arrivasse la fine del mondo siamo praticamente certi che non toccherà a noi vederla. Forse ai nostri nipoti. Almeno così diceva mio nonno… Ops.
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