Pompei, ritratto dell’antico
Di Federico Cassini
Se pensiamo alla pittura antica, è facile che subito ci vengano in mente gli ormai famosissimi crateri greci a figure rosse o nere, coppe finemente decorate, anche troppo, nel nostro modo di pensare, per essere usate solo come “bicchieri”. Ma l’arte figurativa degli antichi era in realtà molto di più: pochi si ricordano, o meglio sanno che anche Greci e Romani dipingevano splendide tele e affrescavano le pareti dei loro edifici, e la trattatistica antica ci tramanda non a torto i nomi di alcuni illustri maestri, da cui non poté certamente prescindere tutta l’espressione artistica successiva.
Come infatti si potrebbero dimenticare, anche al giorno d’oggi, autori del calibro di Agatarco, che, ben prima del nostro acclamato Piero della Francesca, gettò le basi per quella rivoluzione artistica che fu la prospettiva, o Apelle, la cui opera più eccelsa, l’Afrodite Anadiomene (“sorgente dalle acque”), attraversa la storia dell’arte fino alla sublimazione della forma, nella Nascita di Venere di Botticelli.
Al giorno d’oggi, per poter ammirare anche solo un frammento di quella straordinaria bellezza, non è necessario viaggiare fino alla Grecia, perché la più importante testimonianza della pittura antica viene da casa nostra, dall’augusta Pompei, la fiorente cittadina che, coperta da un velo di cenere, si è preservata fino a noi intatta, policroma e vivace, per aprire una finestra su un mondo incredibile e perduto, e per questo tanto più affascinante e strabiliante. Nel 79 d.C., la furia del Vesuvio seppellì sotto le macerie Pompei, insieme alle due altre perle della Campania, Ercolano e Stabia, cancellandole completamente dalle mappe: se per gli spettatori dell’epoca, primo fra tutti Plinio il Giovane, l’eruzione dovette apparire come prova tangibile dell’ira degli dei, oggi possiamo a tutti gli effetti considerarlo un colpo di fortuna che ci ha restituito una vita, un’arte e una cultura uniche e particolari già per i Romani, e un’inimitabile tesoro per tutta l’umanità.
La gran parte delle immagini appartengono alla tradizione mitologica e drammatica: si trovano episodi del Ciclo troiano (Cassandra vaticinante; Elena e Paride; Laocoonte), dell’Eneide (Enea curato da Venere; Didone ed Enea), del teatro tragico (Medea; Admeto e Alcesti). Ma le pitture più originali e speciali provengono sicuramente da due ambienti: le Terme suburbane, il cui apodyterium (spogliatoio), era affrescato con scene erotiche la cui scoperta suscitò tanto scalpore che le immagini rischiarono di essere distrutte, e tutt’oggi sono conservate in un ambiente riservato del Museo Archeologico di Napoli, e la Villa dei Misteri, la più misteriosa e affascinante fra le costruzioni di Pompei. Il triclinio di questa lussuosa abitazione posta appena fuori dalla città è infatti affrescato con bellissime e suggestive immagini del culto dionisiaco, che in quegli ambienti veniva certamente celebrato anche nei suoi aspetti orgiastici e misterici, quelli che il senato di Roma aveva tante volte cercato di reprimere. Sprofondate in un intenso e avvolgente sfondo rosso, una tonalità esclusiva che viene appunto detto rosso pompeiano, sileni e menadi suonano, danzano, e compiono rituali che oggi sfuggono alla nostra comprensione, mentre Arianna e Dioniso dominano la sala stretti in un abbraccio, guida sicura agli iniziandi.
Purtroppo, sembra che siamo sempre meno sensibili al nostro patrimonio artistico e culturale, e lasciamo che tesori che sono sopravvissuti a duemila anni di storia cadano sotto le intemperie: nel 2010 sono infatti crollati a terra parte della Schola armaturarum, la scuola dei gladiatori, e della Casa del Moralista, fortunatamente senza affreschi, suscitando l’indignazione e la rabbia di molti, ma purtroppo non l’intervento delle autorità competenti. Soltanto nel 2012 sono stati stanziati 105 milioni di euro per il restauro e il salvataggio degli ambienti più a rischio, e i lavori dovrebbero avere inizio a dicembre. Incrociando le dita, speriamo che tutto proceda senza le dilazioni e gli intoppi burocratici che caratterizzano tristemente il nostro paese, e che Pompei possa mantenersi integra e magnifica come le spetta, ponendosi come pietra miliare della nostra storia e della nostra cultura artistica.
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