Tannat… un tannino per capello
Lo sappiamo, si dice un diavolo per capello, però parlando dell’uva Tannat calza anche bene un tannino per capello, vista la famigerata fama di astringentizzante (sostantivo che non troverete nel vocabolario) che lo precede, e poi lo segue; infatti, gli amici del Tannat lo soprannominarono tannin du diable.
Eppure il Tannat è anche qualcos’altro.
L’origine, intanto, è nobile, proviene dalla lingua OC, da tan, tanat, cioè tannino (vecchio tanné).
Fu citato per la prima volta nel 1783, però tutti concordano che fosse già presente nel 1030 nei vigneti dell’abbazia di Marcilhac-sur-Célé, da quell’uva i monaci ci ottenevano vino per ristorare d’alcol i pellegrini in viaggio verso Santiago di Compostella e che avevano scelto la via di Aire-sur-l’Adur-Lescar.
Non ha una grande superficie di coltivazione in Francia, circa 3000 ha dislocati nel sud ovest. È chiamato Moustroun o Moustrous a Bordeaux, Tursan noir nelle Landes e con un nomignolo un po’ cattivo nel circondario che confina con il Bordolese, ovvero Bordelais noir, nel senso che deve stare ai bordi del nobile Bordeaux.
Per molti anni è stato considerato un vitigno di II categoria, perché acido e tannico, poco incline a equilibrarsi anche dopo anni di sosta in vetro: insomma un vino ribelle e guascone, uno spirito indomito alla d’Artagnan.
Per un po’ di anni fu anche lo spauracchio tannico dei corsi per sommelier impersonificato nello Château Montus, a cui va però il merito di aver fatto capire e digerire il macho-tannino a più di una generazione di studenti.
Per aiutare il Tannat a trovare un compromesso con il proprio macho-tannino gli hanno affiancato, tra l’altro, il Cabernet Sauvignon e il Cabernet Franc. Ciò gli consente anche di impreziosire la personalità olfattiva con la parte fruttata che va a integrarsi con le sue tipiche note di cannella, di legno di sandalo e di tabacco dolce. Questo accadeva molto tempo fa, quando la tecnica produttiva, in vigna e in cantina, non era affinata al meglio, e magari si usavano anche i raspi. Adesso il mondo del Tannat sta cambiando completamente.
Sono tornati a fare il Madiran con 100% di Tannat.
L’occasione s’è presentata con il Madiran 2008 del Domaine Sergent, che ha vigne a Maumusson. L’uva è stata raccolta manualmente solo nelle zone meglio esposte, ha fatto pre macerazione di 5 giorni a 5°C per estrarre i profumi, la fermentazione in inox è durata 21 giorni, con micro ossigenazione prima e dopo la svinatura per favorire l’ammorbidimento dei tannini. La malolattica s’è sviluppata in cemento, poi allevamento in barriques (1/3 nuove) per un anno con regolari travasi; prima della filtrazione brillantante finale, è stato sottoposto a collaggio per diminuire ancora la concentrazione tannica.
Ne è uscito un vino dal colore consistente, super intenso, un granato scurissimo con riflessi luccicanti di porpora e viola. Intensamente profumato di sciroppo di frutta, lascia riconoscere note di mirtillo, mora, ciliegiona a pasta scura; segue una fusione equilibrata tra chiodo di garofano, cannella e fiori di lavanda secchi, cioccolato fondente aromatizzato con menta, balsamico e fondo di humus. Un’ampiezza di profumo davvero sorprendente.
Ha una struttura imperiosamente tannica, ma non più il tannino rugoso, piccante, arido e allegante con finale legnoso; ma un tannico potente e succoso, trattenuto nel suo impeto dalla forza dell’alcool e dall’acidità succosa e saporita dei piccoli frutti a bacca scura. Il finale di bocca risulta un po’ compromesso dall’asciugamento tannico, però l’eccellenza è assicurata dal fatto che non è più un macho-tannino, ma un femme-tannino.
Ci volevano due femmes guascone, come Brigitte e Corinne Dousseau, che conducono il Domaine Sergent, per rifare il make-up al Tannat: complimenti.
Ma complimenti anche per il prezzo, il Tannat del Domaine Sergent s’è preso un 92/100, ed è in vendita a meno di 6 €. A queste nuove timoniere non ci resta che dire: alla via così!
AIS Staff Writer
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