Lavoro minorile: Save the Children, in Italia necessarie misure di contrasto per i 260.000 minori sotto i 16 anni coinvolti e i 30.000 14-15enni a rischio sfruttamento.
I progressi fatti nel contrasto del lavoro minorile nel mondo, che secondo il nuovo rapporto ILO coinvolge nel 2012 quasi 168 milioni di minori tra i 5 e 17 anni rispetto ai 246 del 2000, non devono farci dimenticare la gravità del fenomeno che coinvolge tutto il mondo. Anche in Italia, sono ancora 260.000 i pre-adolescenti (il 5,2% del totale nella fascia di età 7-15 anni) “costretti” a lavorare già giovanissimi, a causa delle condizioni familiari, di un rapporto con la scuola che non funziona o per far fronte da soli ai loro bisogni,” ha dichiarato Raffaela Milano, Direttore dei Programmi Italia-Europa di Save the Children.
“Secondo una ricerca che Save the Children ha realizzato quest’anno con la Fondazione Trentin, coinvolgendo nel lavoro di ricerca qualitativo anche i ragazzi stessi che vivono in alcune aree urbane critiche, sono ben 30.000 i minori tra i 14 e i 15 anni a rischio di sfruttamento, di cui quasi la metà femmine (46%). Si tratta di ragazzi e ragazze che fanno un lavoro pericoloso per la loro salute, sicurezza o integrità morale, lavorando di notte o in modo continuativo, con il rischio reale di compromettere gli studi, non avendo neppure un piccolo spazio per il divertimento o il riposo necessario.”
“Per contrastare efficacemente il fenomeno è necessario un Piano Nazionale sul Lavoro Minorile, con un sistema di monitoraggio regolare e misure di prevenzione e contrasto del lavoro illegale, e in particolare delle peggiori forme di lavoro minorile. Tra i possibili interventi, Save the Children ha proposto, ad esempio, di includere l’estensione a tutte le famiglie dei minori in povertà dei benefici della Carta Acquisti appena varata in via sperimentale dal Governo, facendo sì che i percorsi di inclusione sociale abbinati alla Carta prevedano anche la frequenza scolastica e la prevenzione del lavoro minorile. Per i ragazzi che vivono in aree ad alta densità criminale, spesso collegata allo sfruttamento del lavoro minorile, proponiamo di promuovere “aree ad alta densità educativa”, basate sull’offerta attiva di opportunità e spazi qualificati per i più giovani, a scuola e sul territorio.”
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