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Medicina: 68 mila italiani con sclerosi multipla

Medicina: 68 mila italiani con sclerosi multipla

Riflettori puntati sulla sclerosi multipla, malattia neurologica che interessa il sistema nervoso centrale e tende a peggiorare nel tempo, a Copenhagen per il Congresso dell’European Committee for Treatment and Research in Multiple Sclerosi s (Ectrims), al via oggi, dove saranno presentate le ultime novità in tema di nuove cure anche per i circa 68.000 pazienti italiani. Attualmente non si conoscono le cause della patologia, anche se si ipotizza una combinazione di fattori che interagiscono nel determinarla.

In particolare, secondo gli ultimi studi, esisterebbe una sorta di ‘predisposizione’ genetica che viene attivata da fattori esterni, come ad esempio le infezioni virali. Sarebbero appunto circa 68.000 i malati in Italia (fonte Aism), con un incremento di circa 1.800-2000 nuovi casi ogni anno, mentre nel mondo si contano circa 2,5 milioni di persone con questa malattia, di cui 630.000 in Europa. La patologia presenta solitamente i primi segni della sua presenza intorno ai 30 anni e le donne risultano colpite in misura doppia rispetto agli uomini. La sclerosi multipla remittente-recidivante è la forma più comune di sclerosi multipla e si manifesta in media in circa l’85% dei pazienti che giungono all’osservazione dello specialista con sintomi e segni che fanno ipotizzare un primo attacco di malattia.
Nella sclerosi multipla recidivante-remittente i segni e i sintomi della patologia tendono a comparire e scomparire, specie nei primi anni, e questo spiega l’importanza di un trattamento precoce che consenta di ritardare la comparsa di nuove manifestazioni cliniche della patologia. La comparsa dei sintomi è definita recidiva: si tratta di una fase attiva della patologia, che può comportare nuovi sintomi oppure l’aggravamento di sintomi già manifestatisi. A una recidiva, nella forma recidivante-remittente, segue un periodo di remissione.
La terapia di questa malattia prevede un diverso approccio per i sintomi acuti e il controllo della patologia nel tempo. Nel primo caso occorre soprattutto controllare l’infiammazione acuta, e a questo scopo si impiegano i derivati del cortisone che hanno dimostrato di abbreviare la durata dei sintomi accelerandone la remissione. Per quanto riguarda il trattamento che mira invece a ridurre la frequenza delle ricadute e a rallentare il decorso clinico, si impiegano farmaci immunomodulatori, così definiti perché riducono l’intensità con la quale il sistema immunitario attacca il sistema nervoso. Per questo motivo i medicinali in questione prendono il nome di ‘Disease Modifying Agents’ e sono in grado di agire sulla patogenesi della sclerosi multipla, agendo a diversi livelli del sistema immunitario e riducendone il grado di attivazione e, di conseguenza, la comparsa delle lesioni demielinizzanti.
I farmaci più utilizzati a questo scopo sono glatiramer acetato, costituito da una miscela di aminoacidi che simulano la composizione di una proteina della mielina, riducendo così la reazione del sistema immunitario contro la mielina del sistema nervoso e i beta-interferoni, molecole fisiologiche prodotte dall’organismo stesso che regolano le risposte immunitarie. Negli ultimi tempi, grazie soprattutto al contributo della neurologia italiana e in particolare dei ricercatori dell’Ospedale San Raffaele di Milano, è emersa l’importanza della terapia precoce nei pazienti con sclerosi multipla remittente-recidivante perché si è osservato che il trattamento iniziato precocemente consente di controllare meglio nel tempo l’evoluzione della patologia.
Infine, solamente in casi selezionati in cui i trattamenti immunomodulanti non hanno efficacia e nelle forme di sclerosi multipla con progressione rapida e altamente disabilitante, si possono impiegare veri e propri farmaci immunosoppressori (come azatioprina metotrexato o ciclofosfamide), che bloccano globalmente la replicazione cellulare, rallentando così anche la reazione del sistema immunitario. Si tratta comunque di sostanze potenzialmente tossiche, indicate solo in una ristretta popolazione di pazienti e da impiegare con grande attenzione e sotto costante controllo.

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