Lecco, tre bimbe uccise a coltellate La madre confessa: “Sono stata io”
“Sono stata io, le ho uccise io”. Ha confessato tra le lacrime la madre delle tre sorelline albanesi di 4, 11 e 13 anni uccise a coltellate questa mattina a Lecco. Nelle lacrime e nelle frasi intervallate da lunghe pause sono emerse la solitudine per una separazione recente, le difficoltà economiche per mantenere tre bambine, la disperazione di fronte alla paura di non essere in grado di garantirle un futuro. “Ero sola, non potevano vivere in questa disperazione”, ha raccontato ai carabinieri. Così la decisione o il raptus: “Ho afferrato un coltello” e poi la sequenza di colpi che si ripete in diverse stanze, prima di rivolgere la lama contro se stessa e tentare il suicidio. Edlia Dobrushi, 37enne originaria dell’Albania, è stata trovata coperta di sangue e in stato confusionale sul pianerottolo e portata in ospedale, dove, interrogata dai carabinieri, ha ammesso di aver colpito a morte le bambine. Per lei l’accusa è di triplice omicidio volontario aggravato dal vincolo di parentela Il delitto è avvenuto all’alba all’interno al secondo piano della piccola palazzina in corso Bergamo 87, periferia sud della città. Una casa modesta in cui la donna viveva con le sue bambine, dopo la recente separazione dal marito. E proprio le difficoltà economiche e la fine della relazione potrebbero essere il movente del triplice omicidio. Il primo a dare l’allarme, intorno alle 6.25, è stato un vicino di casa dopo aver visto la donna sul pianerottolo con gli indumenti ricoperti di sangue. “Correte, c’è una donna ricoperta di sangue”, ha detto l’uomo al 118. Terribile la scena che si è presentata davanti ai soccorritori e ai carabinieri: i corpi delle tre bambine erano stati adagiati sul letto matrimoniale, ma le tracce di sangue rinvenute in più punti della casa, raccontavano di “più fasi” e di più coltellate, inferte con un coltello da cucina. Le piccole sono quindi state uccise in stanze diverse dell’abitazione e sistemate sul lettone dalla 37enne che poi ha cercato di togliersi la vita colpendosi alle mani e all’addome, ma in modo non grave. Anche prima della confessione, tutti gli indizi convergevano su di lei. Escluso fin da subito il coinvolgimento del padre, ritornato recentemente in Albania.
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